Operaio in sciopero (io)

Operaio in sciopero (io)
Bologna 27/01/2011

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mercoledì 7 luglio 2010

I morti di Reggio Emilia!

Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare dall'alto in basso un altro uomo solo per aiutarlo a rimettersi in piedi.



La sera del 6 luglio la CGIL reggiana proclamò lo sciopero cittadino di protesta contro le violenze dei giorni precedenti. La prefettura proibì gli assembramenti nei luoghi pubblici e concesse unicamente i 600 posti della Sala Verdi per lo svolgimento del comizio.
L'indomani il corteo di protesta era composto da circa 20.000 manifestanti. Un gruppo di circa 300 operai delle Officine Meccaniche Reggiane decise quindi di raccogliersi davanti al monumento ai Caduti, cantando canzoni di protesta.
Alle 16.45 del pomeriggio una carica di un reparto di 350 poliziotti, al comando del vice-questore Giulio Cafari Panico, investe la manifestazione pacifica. Anche i carabinieri, al comando del tenente colonnello Giudici, partecipano alla carica. Incalzati dalle camionette, dai getti d'acqua e dai lacrimogeni, i manifestanti cercano rifugio nel vicino isolato San Rocco, per poi barricarsi letteralmente dietro ogni sorta di oggetto trovato, seggiole, assi di legno, tavoli del bar e rispondendo alle cariche con lancio di oggetti. Respinte dalla disperata resistenza dei manifestanti, le forze dell'ordine impugnano le armi da fuoco e cominciano a sparare.
Sul selciato della piazza caddero:




* Lauro Farioli (1938), operaio di 22 anni, orfano di padre, sposato e padre di un bambino.



* Ovidio Franchi (1941), operaio di 19 anni, il più giovane dei caduti.



* Marino Serri (1919), pastore di 41 anni, partigiano della 76a, primo di sei fratelli.



* Afro Tondelli (1924), operaio di 36 anni, partigiano della 76a SAP, è il quinto di otto fratelli.



* Emilio Reverberi (1921), operaio di 39 anni, partigiano nella 144a Brigata Garibaldi era commissario politico nel distaccamento "G. Amendola".
Sedici furono i feriti "ufficiali", ovvero quelli portati in ospedale perché ritenuti in pericolo di vita, ma molti altri preferirono curarsi "clandestinamente", allo scopo di non farsi identificare.
I fatti furono cantati in una celebre canzone di Fausto Amodei, dal titolo Per i morti di Reggio Emilia, ripresa anche dal gruppo degli Stormy Six nel loro album "Guarda giù dalla pianura" e, più recentemente, alla base del romanzo di Paolo Nori del 2006 Noi la farem vendetta.



Per non dimenticare mai, il futuro deve assolutamente passare per il nostro passato!

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